Sì, boh, ‘nzomma, siamo qui.
Una lettrice ha scritto nei commenti che si chiede come stiamo, e io mi sento in colpa per non aver parlato al computer per tanto tempo, perché nel frattempo di cose ne succedono tantissime, e forse è proprio questo il motivo per cui scrivo. Saranno felici adesso i miei 3 lettori (arrotondato per eccesso).
Gli ultimi due semestri – ragionando in tempi accademici visto che la mia vita ha un ciclo da ottobre a gennaio e uno da marzo a giugno, oltre che uno da settembre a luglio dal punto di vista famigliare – li ho trascorsi prevalentemente al computer, e questo fa passare la voglia di scrivere in un blog. Fa venire voglia di uscire, di camminare senza metà, di correre, di arrancare in salita in montagna, ma non di scrivere in un blog. Nonostante ciò ci ho pensato tanto, mi venivano sempre in mente cose da scrivere e mi immaginavo già la struttura dell’articolo, l’introduzione… Ho sempre la scrittura in testa, ma al momento non ho occasioni propizie per farlo.
Vediamo.
Sono diventata la Responsabile (me lo scrivono con la maiuscola, quando mi mandano le mail dalla Centrale, anche quella maiuscola) di un progetto di lingua bellissimo e che da tanti anni volevo realizzare. Ci sono riuscita adesso, con due colleghe ambiziose come me, e sono molto contenta. È un compito grosso, che prende tanto tempo, ma solo alcune volte all’anno in periodi molto circoscritti, quindi si coniuga bene col resto. Certo, non è stato il massimo avere il primo progetto contemporaneamente agli esami dell’universitá, ma in qualche modo sono riuscita a far tutto e quindi sono soddisfatta.
Gli esame all’universitá si sono appunto svolti e conclusi, ho letto e sentito cose che hanno fatto sanguinare i miei occhi e le mie orecchie, ma via, penso che alla fine passeranno tutti: per una questione di zerovirgolaqualcosa non boccerò di certo due donne adulte, una con un figlio piccolo, che si giostrano 30-40 ore a settimana di lavoro e l’università e che davvero hanno fatto del loro meglio. Chi boccerei tanto volentieri invece sono le fighette che approfittano dell’esame a distanza per fare il testo scritto con il traduttore automatico, e io LO SO che lo hanno fatto perché inseriscono cose che non abbiamo ancora fatto e che loro da sole non potrebbero imparare, ma che sono appena un pelo troppo difficili. Per dire: non hanno scritto come Manzoni, che sarebbe un imbroglio eclatante, ma più come Moccia: troppo corretto per essere farina del loro sacco, ma così banale da esserlo. Ma non posso provarlo, non c’è modo. Questa è la fregatura degli esami a distanza.
Ora abbiamo ancora una settimana di scuola e io in teoria di corsi, ma uno sará una serata in pizzeria e uno sicuramente salterà perché mi tirano il pacco da un mese. Così avrò più tempo per accompagnare i pargoli a musica e a sport, cosa che normalmente è uno stress immenso.
Ranocchietta, alias Medio, non si sa ancora che pagella avrà. Forse tutti ottimo, forse ci sarà un buono, chi lo sa? Per lui il buono sarebbe un’onta, perché crede di dover avere gli stessi voti di suo fratello maggiore, che invece in prima media, dopo un anno di “Guarda, Pupo, che alle medie è un’altra musica, solo i migliori in assoluto prendono tutti ottimo, è rarissimo”, avrà tutti ottimo, e lo sa giá perché le prof su richiesta dicono i voti. Sa anche che il suo buon amico R. è stato trasferito in un’altra sezione a causa delle troppe note sul registro, che E. la pazza furiosa (quella del famoso compleanno in prima elementare) probabilmente sarà bocciata, che S. e D., quest’ultimo per un po’ suo nemico, se la caveranno perché lui ha dato loro ripetizioni tra un’ora e l’altra, e che un altro S., che all’asilo era suo amico, e alle elementari suo nemico e ora si erano appena riavvicinati, cambierà scuola, perché questa è troppo difficile, e lo seguiranno un paio di altri compagni. Hanno iniziato in 25, l’anno prossimo saranno poco più di 20.
Nella classe di Ranocchietta, invece, grandi drammi di amicizie spezzate, riallacciate, spezzate nuovamente… fino a due settimane prima del suo compleanno aveva tre migliori amici per sempre BFF non ci separeremo mai loro sono proprio i migliori. Dopo svariati litigi, oggetti lanciati e insulti irripetibili, abbiamo deciso di comune accordo che non li frequenterà più, così al suo compleanno sono venuti una compagna di classe adorabile, ma purtroppo figlia della Mamma Lamentosa, un amicone di una classe prima e un amico addirittura dell’asilo, grande amico del Minore. È andata bene, si sono piaciuti e ieri c’è stata una battaglia con le pistole ad acqua che Fort Alamo lévati proprio. La Mamma Lamentosa è venuta col marito, che maniman l’avrei potuta rapire, chissà, e mi ha parlato con voce lamentosissima facendo mille raccomandazioni a me e alla figlia e sdilinquendosi in ringraziamenti e scuse. Deve esserle costato molto rivolgermi la parola, perché dalla faccia sembrava che avesse appena bevuto un limone. Marcio.
Il Minore, il Nano, è un vitellozzo dal carattere impossibile. Come un gatto selvatico, si strofina e si fa coccolare, poi esplode come una furia e pesta i fratelli finché qualcuno non lo allontana a forza. Rutta con una possanza inusuale per un aggeggino cosí piccolo, e sta perfezionando l’arte di fare pernacchie. A-do-ra-bi-le. All’asilo ha moltissimi amici, ma è anche famoso per il caratteraccio. La maestra ne è consapevole e non si fa mettere i piedi in testa. Il problema è che non se li fa mettere neanche lui… per fortuna lei ha due figli, di cui uno della stessa età, e sa come maneggiarlo.
Sa già scrivere il suo nome, conta fino a venti in tedesco e fino a 12 in italiano e riconosce i numeri fino a venti, comincia a fare piccolissime somme e i suoi fratelli giocano con lui alla “scuola”, cioè gli fanno scrivere sfilze di lettere e cifre, e lui obbedisce diligente. Ancora un anno di asilo e poi va a scuola, glom.
Tra una settimana arriva mia cognata, sia lei che sua madre ci hanno detto “Non potete partire per l’Italia, non mi potete lasciare da sola con LEI”, riferendosi a vicenda l’una all’altra. Partiremo comunque per l’Italia, è ovvio. Sono entrambe rompipalle come sempre. Ma c’è sempre una luce in fondo al tunnel: la cognata dovrá sempre tornarsene a casa sua e la suocera forse riusciamo a mandarla in un centro di cure tipo Baden-Baden, ma mentre lei si immagina il lusso, io conto di mandarla qui: